FRATELLO DI ENRICO VI
MARITO DI COSTANZA D'ALTAVILLA
Tags: Question 2 . Per la durata della crociata la reggenza dell'Impero fu affidata ad Enrico VI. Come si sarebbe potuto governare questo paese lontano e diverso con le insufficienti possibilità offerte dall'epoca? Seppure E. VI ebbe dei sospetti nei confronti della moglie, non manifestò alcuna reazione, visto che ricompensò insieme con lei i cittadini di Caltagirone per la loro fedeltà durante la recente agitazione. Fu re di Germania e imperatore del Sacro romano impero (1191). Pienamente consapevole che il problema siciliano non poteva essere risolto con le armi, l'imperatore legò a sé più strettamente il re di Sicilia. Non si trattava tuttavia della prima prova per il successore al trono. Enrico VI resse l'impero per circa sette anni, Blog. In compenso l'imperatore voleva riconoscere ai principi temporali Pereditarietà dei loro feudi in linea maschile, femminile e addirittura collaterale. Sempre in continuità con l'espansionismo normanno, Enrico VI posò lo sguardo su Costantinopoli, anche grazie alle nozze tra il fratello Filippo di Svevia e Irene, figlia di Isacco II Angelo. Nella situazione che si creò, un re tedesco non trovava favore nel popolo: nonostante Costanza fosse la figlia legittima di Ruggero II (quindi zia paterna anche di Tancredi), al tempo era molto forte l'opposizione dei cavalieri normanni alla dinastia imperiale sveva in Sicilia e il Papa Clemente III, (anche complice dell'influenza esercitata su di esso da una delle più spiccate figure della corte normanna, il vice-cancelliere Matteo da Salerno), non vedeva di buon occhio il formarsi di uno Stato unitario che circondasse completamente i confini dello Stato pontificio, e per di più che andasse ad un membro della casata degli Hohenstaufen, detentori anche del Sacro Romano Impero. Così i grandi Elettori, abbagliati dal rilascio di così consistenti fette di potere, avrebbero costituito una potente forza nell'Impero, mentre il Mezzogiorno d'Italia, scorporato dai domini imperiali tedeschi, avrebbe costituito un dominio personale del sovrano. Lat., CCXIV, coll. Goffredo da Viterbo e Pietro da Eboli gli dedicarono le loro opere, con Gioacchino da Fiore E. intratteneva rapporti personali. A E. VI è stato attribuito il progetto di estendere la sua signoria su tutta la terra, ma questa asserzione fu poi ridimensionata dall'ipotesi secondo cui l'imperatore avrebbe coerentemente sfruttato solo le possibilità che gli si offrivano (Kirfel), cioè l'imposizione della signoria feudale sull'Inghilterra e poi su Cipro e sull'Armenia, il pagamento dei tributi del califfato almohadico dell'Africa del Nord, il ricatto nei confronti di Bisanzio (rinnovamento delle pretese territoriali normanne, la richiesta di aiuto militare per la crociata, le "tasse alemanne", il matrimonio del 1197 di Filippo di Svevia con la nuora bizantina di Tancredi, rimasta vedova, e nello stesso tempo la conquista del diritto di successione svevo), che in alcuni casi coincise con l'aggressiva politica normanna contro l'Impero bizantino. Anche riguardo alla composizione del Collegio dei familiari le notizie risalgono solo al 1198 (ibid., nn. 646-665. di Theo Kölzer - Napoli fu così posta sotto assedio da maggio ad agosto del 1191, ma l'imperatore vi trovò un fortissimo ostacolo. von Simson, ibid., [16], ibid. A Bari si svolse anche con tutta probabilità l'incoronazione di Costanza a regina di Sicilia; essa fu incaricata poi del governo del Regno durante le assenze di Enrico VI. Per scongiurare un'invasione, Alessio fu quindi costretto ad imporre una tassa (l'Alamanikon o, italianizzando, il Germanico) e a spogliare i sepolcri degli imperatori del passato per pagare il tributo. 368-488, in part. Nella cattedrale di Bitonto abbiamo un bassorilievo ben conservato che rappresenta le figure di quattro dominatori. pp. Per la prima volta, dopo anni di lotta accanita, si presentava la possibilità concreta di equilibrare i rapporti di forza in Italia, e questa possibilità veniva facilitata dal fatto che, dopo la catastrofe di Miriocefalo (1176) e la morte dell'imperatore Manuele I (1180), Bisanzio era uscita dal gioco delle forze politiche italiane. Enrico VI era figlio di Federico Barbarossa e della seconda moglie Beatrice di Borgogna. I Minnesinger Friedrich von Hausen, Bligger von Steinach e Ulrich von Gutenburg facevano parte del suo entourage. Il condottiere dell'armata imperiale, Marquardo di Annweiler, ottenne la Marca di Ancona, il ducato di Romagna e - dopo la morte di Corrado di Lützelhardt (1197) - la contea di Molise, mentre il fratello di E. VI, Filippo, ebbe la Toscana e l'amministrazione dei feudi di Matilde. -chi). Federico II di Svevia, era figlio dell’imperatore Enrico VI e di Costanza d’Altavilla, ultima erede dei Normanni. La scomparsa di Enrico scosse fino alle fondamenta anche l'Impero, dove si aprì una nuova fase di scontri tra Hohenstaufen (rappresentati dal fratello di Enrico, Filippo di Svevia) e Welfen, che seppero approfittare del momento favorevole con l'elezione da parte dei principi tedeschi di Ottone IV di Brunswick, figlio di Enrico il Leone. Mentre fervevano i preparativi per la crociata, l'imperatore si recò in Sicilia; con il suo arrivo liberò dagli incarichi Costanza che tornò in secondo piano. In occasione del suo matrimonio, Costanza fu incoronata regina da un vescovo tedesco. Federico II nacque il 26 dicembre 1194 a Jesi, durante il viaggio della madre, Costanza d’Altavilla, verso Palermo, dove il marito Enrico VI di Germania, figlio del Barbarossa, sarebbe stato incoronato il giorno dopo al trono di Sicilia. Inoltre Riccardo doveva riconoscere l'imperatore suo signore feudale contro il pagamento di un censo annuo di 5.000 libbre d'argento (E. VI rinunciò, invece, a richiedere la partecipazione personale del re d'Inghilterra alla spedizione di Sicilia, come in un primo tempo aveva prospettato). Matteo di Capua viene indicato come familiare di E. VI, Bartolomeo di Palermo era stato già familiare di re Guglielmo III. Diplomatische Miszellen, in Deutsches Archiv, XXXI (1975), pp. L'atto solenne si deve quindi considerare come la dimostrazione di una pretesa, sulla quale si era ancora trattato inutilmente nel 1184 a Verona. Nel corso dell'estate si formò invece l'opposizione che in autunno condusse al definitivo rifiuto degli accordi precedentemente conclusi. La scarsezza delle fonti lasciava infatti spazio a qualsiasi interpretazione e permetteva di individuare in ognuno dei tre protagonisti - l'imperatore, il papa, il re di Sicilia - l'artefice di questo accordo matrimoniale cosi carico di conseguenze sul piano politico. E. compare nei diplomi dei padre come testimone a partire dal 1173, ma per il resto non si sa quasi nulla della sua fanciullezza. Federico II imperatore di Germania Federico II di Svevia, statua di Palazzo Reale Napoli. A prima vista la tesi di Wolters appare convincente per vari aspetti, ma un esame più approfondito rivela che parte da premesse sbagliate ed è contraddetta dal silenzio delle fonti, soprattutto di quelle inglesi; altri dubbi riguardano i fatti e la cronologia (Kölzer, Regno di Sicilia, passim). Anche Costanza si trovò al fianco del suo sposo, dopo che probabilmente per ordine dell'imperatore aveva dovuto affidare il figlio alla moglie del duca tedesco di Spoleto, Corrado di Urslingen, presso la quale Federico avrebbe dovuto passare i suoi primi tre anni di vita. 517-528; Id., Papato, Impero e "Respublica Christiana" dal 1187 al 1198, Milano 1955, passim; G. Fasoli, Rex ille magnificusâ¦, in Siculorum Gymnasium, n. s., VIII (1955), pp. La morte di E. VI è stata considerata da alcuni osservatori posteriori come la più terribile catastrofe della storia del Medioevo tedesco (Hampe, p. 233), ma anche i contemporanei percepirono la profonda cesura, e previdero disgrazie. Questa addirittura lo fece incarcerare alla morte dell'imperatore, per liberarlo solo dopo l'intervento del papa. e della seconda moglie Beatrice di Borgogna, erede legittimo del titolo di imperatore del Sacro Romano Impero, che acquisì nel … La spedizione militare, concordata nel 1184 per l'autunno del 1185 da E. VI con il conte delle Fiandre contro il re di Francia, era stata annullata poco prima dall'imperatore, per calcolo politico. Il papa, dimostrativamente, non presenziò alla cerimonia. Fu questa la svolta della guerra civile: le milizie tedesche poco motivate non riuscirono a imprimere una svolta a loro favore in Sicilia, cosicché la corrente anti-sveva, guidata dal conte di Acerra, prese il sopravvento. 329, 345, 350-357; Annales Casinenses, a cura di G. H. Pertz, ibid., XIX, ibid. Recentemente la stessa tesi è stata avanzata anche da H. Wolters con un'argomentazione diversa. Rimase orfano del padre nel 1197 e della madre l’anno dopo. 455-533; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, I, Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266, 4 voll., München 1973-1982, ad Indices; Id., Vom Kämmerer zum Sekreten. Nel 1189 si giunse alla stipula di un trattato, il cui testo non è pervenuto, dopo che Clemente III già nel 1188 aveva acconsentito all'incoronazione imperiale di E. VI e della sua sposa. Marbacenses, p. 68), e avrebbe posto su basi assolutamente nuove la costituzione dell'Impero. Egli sostiene che la corte siciliana aveva preso da tempo in considerazione un legame matrimoniale con la dinastia imperiale sveva, ma aveva accantonato il progetto per non mettersi in conflitto con il papa, signore feudale del Regno, e con il re inglese, suocero di Guglielmo II. Anche il papa però rifiutò le proposte di E. VI, tanto più che quest'ultimo da parte sua "per preservare la dignità dell'Impero" non aveva accettato né prima né dopo di ricevere il Regno in feudo dal papa, come prima di lui avevano fatto tutti i re di Sicilia. 129-135, in part. Abt., L (1964), pp. Da più parti si levarono gli avversari degli Svevi e crebbe l'opposizione contro la loro politica volta a costituire un regno ereditario, del quale l'eredità di Guelfo VI (morto nel 1191), che Federico I aveva potuto assicurare alla propria casa, costituiva un'importante componente. pp. federico ii di svevia: riassunto. Scritti in onore di Fr. pp. Col sostegno delle flotte genovesi e pisane e con la forza delle armi, dopo essersi garantito la neutralità dei Comuni lombardi col Trattato di Vercelli del 12 gennaio 1194, l'imperatore sottomise gran parte del regno di Sicilia. Poco prima di morire E. VI aveva stipulato il suo "testamento politico" e lo aveva affidato alla tutela di Marquardo di Annweiler: esso nel 1200 fu ritrovato nel bagaglio di quest'ultimo sul campo di battaglia di Monreale. Enrico Testa a capo dell'esercito imperiale e Ruggero con i baroni ribelli li assediarono: ma l'esercito tedesco, spazientito e assillato dalla penuria di viveri e rifornimenti e, forse, anche decimato dalle malattie diffusesi tra gli uomini, sciolse l'assedio ed uscì dal regno. Secondo lei non esisteva l'"antiquum ius imperii", sottolineato da E. VI, sul Regno. Chenopodium bonus-Henricus): ha fusti poco ramosi, foglie triangolari, ondulate al margine, grassette... detto il Buono Guglièlmo II re di Sicilia. Tornato nella tenuta di caccia a Patti, al principio di agosto cominciò ad avere problemi di salute, il che impose un suo trasferimento a Messina da dove era appena partita la flotta per la crociata. Durante questo assedio, Salerno aprì le porte ad Enrico VI, il quale vi lasciò l'imperatrice e consorte Costanza d’Altavilla, poiché la sua inferma salute fosse curata dai famosi medici della città; poi riprese con vigore le operazioni contro Napoli. 457-513; Id., Unio regni ad imperium. A Catania, i presunti congiurati furono sottoposti a tremende torture: al Signore di Enna, ad esempio, fu cinto il capo d'una corona arroventata. 1194, poco dopo il suo primogenito; già l'anno precedente aveva visto la morte del cancelliere Matteo di Aiello, il maggiore sostenitore di Tancredi. Di corpo saldo e di acuta intelligenza, fu coraggioso, ambizioso, ostinato come il padre, pur non avendo di lui il sentimento profondo, se pur rigido, della giustizia, né la coscienza della maestà ... enrico s. m. (pl. In quel momento anche Celestino III assunse un atteggiamento più chiaro, riconoscendo Tancredi con il quale nel 1192 concluse a Gravina un concordato che sopprimeva i privilegi del re di Sicilia in materia ecclesiastica all'interno dei Regno. Nell'autunno del 1194, ricevette a Troia il giuramento di fedeltà dei feudatari rimasti fedeli agli Altavilla. Ital, Script., 2 ed., VII, 2, a cura di C. A. Garufi, pp. 287, 291 ss. Paesi Bassi), secondogenito dell'imperatore Federico I Barbarossa e di Beatrice di Borgogna. 359-370); F. Giunta, Sul "furor theutonicus" in Sicilia al tempo di Enrico VI, in Atti del Convegno internaz. pp. Due anni dopo, nel 1196 scoppiò un'insurrezione generale in Italia meridionale mentre l'imperatore era in Germania. Ma tutto ciò era però solo il preludio del passo successivo: una crociata che Enrico avrebbe guidato personalmente, come già suo padre prima di lui. Già nel luglio 1184, immediatamente dopo la splendida festa di corte tenutasi a Magonza, E. VI aveva intrapreso una spedizione contro i Polacchi che in poco tempo si era conclusa con un trattato di pace. inoltre Ryccardi de Sancto Germano notarii Chronica, in Rer. 490, 516, 527, 530, 544; Guilelmi Neubrigensis Historia rerum Anglicarum, a cura di R. Howlett, ibid., LXXXII, London 1884-85, I, pp. I successori di Urbano III, Gregorio VIII e Clemente III continuarono le trattative, anche in considerazione del fatto che la caduta di Gerusalemme (1187) costringeva a nuove priorità . La "imperialis adquisitio potentiae" secondo lei rappresentava solo uno strumento per ottenere i diritti dei quali era stata privata per opera del papa e di Tancredi. Tuttavia Costanza fu costretta a piegarsi ai reali rapporti di forza. 464-531; J. F. Böhmer, Regesta Imperii, IV, 3, Die Regesten des Kaiserreiches unter Heinrich VI., a cura di G. Baaken, Köln.Wien 1972-79; D. Clementi, Calendar of the diplomas of the Hohenstaufen emperor Henry VI concerning the Norman Kingdmn of Sicily, in Quellen und Forschungen aus ital. L'unica città importante nella regione che non si sottomise all'imperatore fu Napoli, dove trovò Riccardo, il conte di Acerra, ad attenderlo. Lo aveva preceduto il figlio di Enrico il Leone, che E. VI aveva portato con sé come ostaggio a garanzia della buona condotta del padre, e che allora aveva lasciato segretamente il campo imperiale. 173 ss., 195 ss., 225 ss. 78-126; G. Rauch, Die Mindnisse deutscher Herrscher mit Reichsangehö rigen, Aalen 1966, pp. Il vescovo Corrado di Hildesheim, totius Italiae et Regni Siciliae legatus, per il quale fu anche riorganizzata la struttura amministrativa delle Puglie, si occupò dei preparativi per la crociata (ibid., n. 9, p. 261). Secondo Scheffer-Boichorst il fidanzamento fu un capolavoro della diplomazia segreta siciliana e sveva, un'abile mossa che, quando se ne sparse la notizia, nel 1184 portò alla rottura delle trattative in corso a Verona tra Federico I e Lucio III. Perciò Enrico VI pretese la cessione di tutto il territorio da Epidauro a Tessalonica, chiedendo al debole usurpatore Alessio III tributi, milizie e navi. Per di più, essendo l'imperatore Federico Barbarossa impegnato nella crociata in Terra Santa, Enrico VI e Costanza erano costretti a rimanere in Germania, allora in una situazione interna particolarmente delicata, e a distogliere la loro attenzione dalla Sicilia. Quando, infatti, Guglielmo il Buono morì il 16 novembre 1189, a soli 36 anni di cui 25 di regno, non essendovi figli o discendenti diretti, si pose il problema della successione. Con questo provvedimento E. VI si inimicò le forze più influenti della regione, che da parte loro erano coinvolte sia nel conflitto anglo-francese sia in quello svevo-guelfo. Le truppe tedesche avevano liberato l'imperatrice sulla strada per Roma, dove si stava recando accompagnata da legati pontifici, dopo essere stata rilasciata da Tancredi grazie alle pressioni del papa. Il papa rinviò l'incoronazione imperiale, ritardando la propria consacrazione vescovile, e si rese disponibile solo il lunedi di Pasqua.